Oggi ti racconto la storia di Giulia, visto che mi ha mandato un sms di ringraziamento voglio condividere la sua storia:
Giulia è una signora di 60 anni molto attiva, ha 3 nipotini , un marito e un’attività che portano avanti insieme, vendono bottiglie d’acqua in vetro (per cui le servono tutt’oggi le braccia per lavorare).
Giulia mi ha chiamato a Novembre di quest’anno, chiedendomi un appuntamento perché voleva capire se con quello che aveva, poteva ancora aiutare il marito nell’attività di vendita di acqua porta a porta e a fare i suoi lavori domestici; ma soprattutto ad essere in grado di vestirsi ancora da sola!
La ricevo un sabato mattina e mi faccio raccontare un po’ dei motivi che l’hanno spinta a chiamare il mio Studio e quali fossero i suoi obiettivi.
Mi dice che ha un’attività, ha responsabilità, ha una casa grande e per lei è un vero handicap non usare più il braccio sinistro.
Inoltre ha una famiglia e 3 nipotini piccoli a cui badare e non può permettersi di non avere un braccio che non funziona, o che funziona solo al 50%.
QUINDI COSA LA LIMITAVA VERAMENTE?
Si, tutto quello che mi aveva detto ma purtroppo andava avanti di notte anche ad antiinfiammatori per dormire, non trovava una posizione corretta per riposare senza dolore!
ALLA PRIMA VALUTAZIONE ESCE SEMPRE LA CAUSA, QUELLA CHE PER LA SIG.GIULIA ERA MESSA NELLA CAMERA DEI RICORDI.
E 1 anno fa, pulendo la casa all’esterno è scivolata, sbadatamente, prendendo un brutto colpo proprio alla spalla.
Mi dice che è stata bene dopo essere andata dal “tiraossa” (testuali parole)…
Fortunatamente a Giulia non si è rotta la spalla, però si sono creati dei blocchi a livello articolare e muscolare.
Attraverso le corrette terapie e la sua costanza e voglia di star di nuovo bene, tutto è stato raggiustato ed anche in poco tempo, ma ovviamente quello che era stato subito detto a Giulia è stato:
“Mi spiace signora, ma da adesso in poi si scordi ogni tipo di attività fisica prevista per il suo arto compromesso. E per quanta riguarda la mobilità dello stesso, probabilmente se lo dovrà tenere così, non si possono fare miracoli. E’ già tanto che è riuscita a tornare ad una mobilità basica”.
Cambiando dottore e recandosi da un Primario della Spalla in Ospedale le è stato detto: ”Dobbiamo fare una manovra dove la teniamo mezza giornata in ospedale e poi con un ciclo di fisioterapia e di Tecarterapia tornerà come nuova!“
Capite cosa significa sentirsi dire una frase del genere?
Per Giulia, una volta passata la fase acuta, è stato il tracollo.
Ha iniziato ad avere meno dolore, ma il braccio lo alzava di appena 30 centimetri circa in altezza, ed era sempre presente il dolore notturno.
Ed ecco che finalmente ci siamo incontrati, le ho fatto un’attenta analisi posturale, dei test specifici di mobilità e l’ho subito tranquillizzata.
Ovviamente le dico anzitutto che si dovrà procedere per gradi, ma che potrà ancora camminare, rivestirsi e soprattutto potrà alleviare il dolore e col tempo, eliminare del tutto il blocco alla spalla.
La cosa che a suo dire ha avuto del miracoloso è stato un mio primo consiglio subito dato: fare spugnature di acqua calda e argilla verde la sera, per eliminare la tensione e decontrarre la muscolatura della spalla.
Iniziammo proprio dagli impacchi anche perché quella settimana non avevo avuto un buco libero per poter incontrare Giulia.
Quindi una volta incontrati abbiamo iniziato subito a decentrare la muscolatura ed a guadagnare i gradi di movimento del braccio.
Dopo sole 6 sedute la signora Giulia è stata decisamente meglio, sostiene che il dolore è diminuito di circa il 70% e riesce ad alzare il braccio fino alla testa (cosa che non poteva più fare), si sente più mobile, più energica e più serena.
La testimonianza della signora Giulia non occorre a sottolineare la bravura e la versatilità della disciplina osteopatica, ma vuole essere una piattaforma di slancio che occorre a non fermarci ad un solo parere (e nemmeno a due o tre), ricercare altre figure professionali che siano in grado di consigliare a dovere e ricercare un metodo adatto a te e alle tue esigenze specifiche risulta essere molte volte indispendabile.